dicembre 2021

 

Venerabile

PADRE DANIELE DA SAMARATE

frate cappuccino missionario lebbroso
 

 

           

           

        

           Cari amici,

Pace e Bene.

Il 25 dicembre è Natale per tutti!

 

Vi potrà sembrare un’affermazione scontata, eppure mi ha fatto pensare. Il Dono di Dio è destinato ad ogni persona e la raggiunge nella sua condizione attuale: il Piccolo Gesù è il Dono per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie, per chi lavora come per chi è disoccupato, per chi è fragile e malato, per i preti, per i frati, per le suore, per chi è in carcere e per chi ha preso una “brutta strada”

Gesù, che nasce dalla Vergine Maria, è la Carezza di Dio per ciascuno dei suoi figli e la tenerezza di Chi non perde mai la fiducia in loro,

 

Padre Daniele, nel suo Diario, scrive alcune note che caratterizzano il Natale di ogni anno dal 1913 al 1922.

 

Il 25 dicembre del 1913 si trovava nel convento di Belém in attesa di entrare nel lebbrosario di Tucunduba. La Messa di mezzanotte fu il coronamento della novena che aveva predicato nella località di Benevides. “C’è stata grande partecipazione di gente”.

 

Nel 1914 padre Daniele si trovava in lebbrosario da aprile e la notte di Natale segnò “una riconciliazione”: i lebbrosi che lo avevano considerato uno spione e si tenevano lontani da lui, vennero per la Messa e si dovettero ricredere. Breve ma significativa la nota: “Ho celebrato la messa di mezzanotte nell’ospizio dei Lebbrosi. Molta partecipazione. Ho fatto la Predica”.

 

Negli anni seguenti le annotazioni sono simili con qualche variazione. “C’è stata molta partecipazione e molto rispetto e devozione” (1915). “Ho dato 7 comunioni a ammalati e 8 a sani. In tutto 15 (1916).

Ho celebrato la 1ª Messa nell’ospizio a mezzanotte con molta partecipazione; le altre due in casa” (1917). Evidentemente la malattia avanza. “Ho celebrato la Messa di mezzanotte nell’Ospizio. Molta partecipazione, ordine, rispetto e devozione. Predica” (1918).

 

Il racconto del Natale 1919 è segnato sì dalla celebrazione, ma anche da ciò che succede in quella giornata di Luce. “Ho celebrato le tre messe secondo le rubriche. La 1ª, di mezzanotte, nell’ospizio, molto partecipata e solenne, con canti appropriati. C’è stata la predica, molti fiori, molte luci e molto rispetto. Il Canonico Ulisse ha assistito alla Messa. Ho celebrato le altre due nel mio ritiro”. Alle 4 del pomeriggio la bella sorpresa per padre Daniele: la visita del Superiore Regolare, padre Roberto. “Sono rimasto molto contento della sua amabilità verso di me, povero lebbroso”. Un’altra nota, però, è piuttosto triste, anzi si legge un’espressione piuttosto severa del nostro santo missionario: “Provoca disgusto vedere tanta ostentazione di vanità e mancanza di giudizio”. Era abitudine che il giorno di Natale arrivassero nel lebbrosario “gli Spiritisti” (un gruppo, una setta) per portare un’elemosina ai Lebbrosi. “Fanno discorsi altisonanti … Con ciò hanno la pretesa di portare un po’ di conforto spirituale e di insinuare nei poveri Lebbrosi le loro aberrazioni cerebrali. Questi [i lebbrosi], però, più pratici, ricevono il dono materiale e ringraziano per gli insegnamenti che vogliono loro inculcare, perché sono tutti o cattolici o indifferenti e non sono minimamente interessati agli sproloqui degli spiritisti”.

 

Il 25 dicembre 1920 una breve annotazione: “Ho celebrato la 1ª messa nell’ospizio a mezzanotte e le altre due nel ritiro. A mezzanotte c’è stata molta partecipazione e molta devozione e rispetto”.

 

Vorrei trascrivere per intero quanto padre Daniele annota il 25 Santo Natale” 1921, cent’anni fa!

Il giorno del santo Natale di quest’anno è stato molto animato per i Lebbrosi che hanno ricevuto in regalo dolci, castagne, ecc. Io ero molto ammalato con febbre, ma come ho saputo che sarebbero venuti spiritisti e protestanti a dire le loro asinerie, ho fatto uno sforzo quasi superiore alle mie forze, e con più di 39 gradi di febbre sono andato a celebrare nell’ospizio la Messa di mezzanotte per riparare almeno in parte il male dei nemici della nostra fede e offrire ai Cattolici il beneficio del S. Sacrificio dell’altare.

Non ho potuto fare la Predica perché ero rauco.

Non poteva mancare nell’ospizio una nota stonata e deprimente per mostrare bene l’indole perversa di questa gente.

In una baracca a pochi metri di distanza dalla Cappella ricolma di fedeli per assistere all’atto solenne, c’era una festa di ballo che continuò con maggior entusiasmo diabolico durante la cerimonia, non rispettando neppure il momento dell’elevazione, costituendo una vera provocazione ai sentimenti dei buoni.

Non è stato preso nessun provvedimento da parte di chi doveva e tutto è continuato così.

Povero Ospizio! Se questo è il progresso che gli vogliono offrire, molto bene!

Disprezzano Dio e i sacri misteri in modo pubblico e non vogliono che Egli castighi tutta la Comunità!! a cominciare dai capi...

Ho trascorso tutta la giornata prostrato e abbattuto per lo sforzo fatto, ma sono rimasto molto contento di aver compiuto una buona azione.

Al mattino presto una numerosa commissione di spiritisti hanno distribuito regali agli ammalati e sono venuti anche a casa mia.

Che il Bambino Dio voglia ricondurli sul buon cammino”.

 

Davvero il Natale è per tutti e per tutti c’è sempre speranza.

Con padre Daniele preghiamo:

 

Gesù, Bambino Dio,

conduci tutti noi sul buon cammino.

 

Grazie a chi legge questi messaggi mensili.

A tutti, ad ogni famiglia auguro di cuore un Santo Natale.

 

 

fra claudio todeschini

 

 

 


Preghiamo

 

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.

Ho letto da qualche parte che gli uomini

sono angeli con un’ala soltanto:

possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare,

Signore, che tu abbia un’ala soltanto.

L’altra, la tieni nascosta;

forse per farmi capire che anche tu

non vuoi volare senza di me.

Per questo mi hai dato la vita:

perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami, allora, a librarmi con te.

Perché vivere non è trascinare la vita,

non è strappare la vita,

non è rosicchiare la vita.

Vivere è abbandonarsi,

come un gabbiano,

all’ebbrezza del vento.

Vivere è stendere l’ala,

l’unica ala,

con la fiducia di chi sa

di avere nel volo un partner

grande come te!

don Tonino Bello