maggio 2020

 

Maggio 2020

 

“Non ho proprio nessun timore, niente mi disturba: sono tranquillo, aspetto la chiamata di Dio e la ricompensa… Sì, ho combattuto le battaglie del Signore... ho finito i miei giorni di sofferenze... ho conservato la mia fede... non mi resta che la speranza del premio eterno...”.

Si addormentava placidamente, Padre Daniele, offrendo al Signore la sua bell’anima, purificata dal martirio di 16 anni, per ricevere l’abbraccio eterno di Gesù alle ore 14,30 del

19 Maggio 1924

Contava 48 anni di vita naturale, 33 di vita religiosa, 26 come Missionario.

Un altro Martire in Cielo… Un altro Santo in Cielo.

Alla cittadina di Samarate: Benedetti i genitori che hanno dato e educato il piccolo Felice, il futuro Daniele, per Gesù, per l’apostolato, per le anime:

Il Signore ti ha dato un nuovo Protettore.

 

Carissimi amici,

sono passati 96 anni da quei giorni di sofferenza e di benedizione. E in questi nostri giorni di sofferenza e di benedizione stiamo accanto a padre Daniele come i fratelli premurosi, con Maria da Penha.

 

Chi muore è un missionario contagiato dalla lebbra, malattia contratta esercitando il suo generoso ministero.

Esami, visite e medicine non sono servite a nulla, la paura dell’infezione lo fa vivere isolato anche in convento finché si distanzia e si ritira nella casetta “Retiro S. Francisco” nel lebbrosario di Tucunduba.

Quando, in alcune occasioni, torna in convento a Belém, mantiene le distanze dagli altri frati, mangia in un luogo a parte.

 

Coraggiosi amici e confratelli non abbandonano padre Daniele, lo visitano, lo accompagnano nei suoi ultimi giorni, gli portano Gesù Eucaristia e gli amministrano i Sacramenti. Raccolgono devoti le sue parole.

Maria da Penha, lo assiste per dieci anni come una figlia. Si sposa con Umberto un lebbroso e rimane accanto al Padre. I suoi figli saranno sani.

 

Quante volte abbiamo raccontato con passione e commozione la “storia” di padre Daniele, abbiamo usato le parole che ho evidenziato e sono diventate così familiari in questi giorni.

 

La paura e il coraggio, la distanza e la vicinanza, il contagio e la guarigione, la malattia e la morte.

Ma dalla vita del nostro “santo” fratello abbiamo imparato la fiducia nel Signore e nella sua Provvidenza, l’abbandono sempre più intenso alla volontà di Dio, il perdono e il ringraziamento, la carità: un amore semplice e fedele che consumando dona la vita.

 

Carissimi,

anche in questi nostri giorni è fiorita la carità, la generosità e il coraggio… chi non credeva ai miracoli li ha visti!

La sfida di questo tempo difficile ci ha messo alla prova perché ciascuno potesse rivelarsi nella verità: che cosa vale, che cosa conta davvero se non l’amore? Anche il più piccolo gesto d’amore cambia il mondo.

 

Chi ha colto la sfida sa e spera fermamente che saremo meglio di prima!

La Comunione dei santi vince la nostra solitudine e la nostra paura, ci rende partecipi di quella rete, gettata dal Signore, che “tirerà su” nella barca piena di grossi pesci.

 

La benedizione del Signore per le mani piagate del Venerabile padre Daniele conforti e consoli tutti e ravvivi in ciascuno la fiamma della carità.

 

Pace e bene.

fra claudio todeschini

vicepostulatore

 

 


Preghiamo insieme

 

Non posso che riproporre il “Credo” di Padre Daniele quale “affermazione” quotidiana,
da recitare insieme a voce alta Come faceva lui con i suoi compagni di malattia.

 

 

Io sono figlio di Dio.

Dio abita in me.

Posso essere tutto quello che desidero

perché Dio è il mio aiuto.

Non mi stanco mai

perché Dio è la mia forza.

Non sono mai ammalato e rattristato

perché Dio è la mia salute.

Non mi manca niente

perché Dio è il mio fornitore.

Proprio perché sono figlio di Dio,

sono unito alla Divina Presenza di mio Padre.

Io sono felice in tutto quello che intraprendo

perché il mio sapere e le mie conoscenze

aumentano in me ogni giorno che passa.

Amen.

 

 

 

 

Vicepostulazione delVenerabile Servo di Dio

Padre Daniele da Samarate

* viale Piave, 2 – 20129 Milano

* via Cappuccini, 8 – 24121 Bergamo