dicembre 2019


 

Dicembre 2019

Un mese eccezionale

Cari Amici,

Pace e Bene!

 

Ci sono momenti nella vita in cui si vive una concentrazione di fatti e di decisioni che lascia un’impronta indelebile.

Si rincorrono e si assommano festa e lutto, buio e raggi di luce.

Così accadde a padre Daniele nel dicembre 1913.

 

Alla fine di marzo aveva raggiunto la parrocchia di São Luis-Anil con le suore e Maria da Penha, una sua ex alunna della Colonia do Prata. “La mia salute va sempre più di male in peggio”, però: “la casa di Anil è molto bella e povera. Deo gratias”. Così scrive nel Diario e sempre sulla sua agendina annota che purtroppo il 27 luglio, mentre tornava con gli amici da un giro a Olho d’Agua… “dal cavallo imbizzarrito ho preso un calcio in piena bocca che mi ha rotto la mascella superiore e il palato. Mi hanno portato a casa in amaca”. Le suore lo curano “con attenzioni materne”, la gente è dispiaciuta, “molte famiglie sono venute a visitarmi”. Padre Stefano “si è prodigato in tutti i sensi per il mio bene e mi ha portato il medico». Arriva anche il superiore regolare padre Giampietro.

L’incidente occorso a padre Daniele ha reso manifesta la sua malattia e lui, guardando le nubi che si addensano sul suo futuro, esclama: “Fiat, sicut Deus!!” [Sia fatto come Dio vuole”].

 

Eccoci a dicembre.

All’inizio del mese un telegramma rompe un lungo silenzio: «P. Giampietro è agonizzante». Padre Alfredo, in qualità di Visitatore, raggiunge padre Daniele… “Ho combinato con lui la mia partenza da Anil per il Pará». Dunque, dopo circa otto mesi padre Daniele deve lasciare il Maranhão.

Il 5 dicembre un nuovo telegramma annuncia la “morte di P. Giampietro, Superiore Regolare”. Sul suo Diario padre Daniele scrive solo una parola: “Lutto”. Padre Alfredo comunica lo “strazio grande: Abbiamo perduto il Padre, il Consigliere, l’Amico, l’Anima di tutta la Missione”.

Gli avvenimenti e l’incerto futuro non impediscono a padre Daniele di vivere con serenità l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione di Maria: “S. Messa solenne in canto. A sera una processione bella e devota con benedizione, canto del ‘Te Deum’. Molte le confessioni”.

Giovedì 11 dicembre, leggiamo nel Diario: “Ho lasciato Anil dove ho cercato di fare qualche cosa e mi sono imbarcato per il Pará assieme a P. Alfredo che mi ha trattato con affetto e attenzioni materne”. La nuova destinazione che attende padre Daniele, non è un convento o una stazione missionaria, ma il lebbrosario, a soli 37 anni! Padre Alfredo aveva infatti comunicato al padre Generale che la malattia di padre Daniele “esige internarlo nell’ospedale dei lepprosi”.

All’una del pomeriggio del 13 dicembre giungono a Belém e annota: “Ho trovato il Pará deserto. In convento sono stato ricevuto come Dio volle... Sia fatta la sua volontà. Bisogna bere il calice fino in fondo...”.

Che cosa significa questa frase misteriosa? Quali fatti si snodano da quei tre puntini?

Abbiamo una preziosa testimonianza, quella di padre Alfredo che accompagnava padre Daniele.

“Giunti al Pará, in Convento, trovammo Padre Marcellino da Cusano e Padre Ignazio da Ispra, i due futuri lebbrosi. (Non so dire se si trovassero di Convento nel Pará o vi si trovassero di passaggio, per ministero). Padre Marcellino e Padre Ignazio quando mi videro con Padre Daniele fecero il diavolo. Col Vangelo e la Regola nelle mani a voler dimostrare che in coscienza non si poteva trattenere in Convento un Lebbroso. Quello era contro il Vangelo, contro la carità. Era necessario si cercasse subito di isolarlo, ma in Convento non si poteva assolutamente fermare. Era un assurdo, era un pericolo per gli altri Confratelli».

Nonostante il comportamento poco lodevole dei due padri, padre Alfredo decise che padre Daniele dovesse rimanere nel convento del Pará finché si trovasse un luogo per lui nel lebbrosario di Tucunduba. “Non so dirvi quanto abbia sofferto per questo il buon Padre Daniele, così tanto benemerito della Missione!... Mi confidava che già era preparato da tempo a tutto».

Tuttavia padre Daniele registra nel Diario: «Ho ricevuto la visita di alcuni amici e conoscenti e mi hanno trovato meglio di quando ero partito. P. Alfredo continua ad assicurarmi la sua protezione. Dio lo ricompensi abbondantemente».

L’ultima annotazione di questo anno travagliato è del giorno di Natale. Padre Daniele continua ad essere disponibile e ad esercitare il suo ministero. «Sono andato a celebrare la Messa a Benevides. Moltissima la partecipazione dei fedeli. Ho predicato durante la novena della sera, e a mezzanotte, durante la Messa».

 

Amico, forse ti chiederai perché ho ricordato questi fatti proprio in prossimità del Natale.

Non vorrei che tu ed io ci dimenticassimo chi è quel Bambino che nasce nella stalla di Betlemme e la sua strada che lo porterà a bere il calice fino in fondo perché noi potessimo rinascere in un amore che giunge fino al dono di sé.

Grazie. Auguri.

fra claudio todeschini

 

 


Preghiamo insieme

PREGHIERA NELLA PROVA

(dal salmo 31)

 

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;

per la tua giustizia salvami.

Porgi a me l'orecchio, vieni presto a liberarmi.

Sii per me la rupe che mi accoglie,

la cinta di riparo che mi salva.

Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,

per il tuo nome dirigi i miei passi.

Mi affido alle tue mani;

tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.

Esulterò di gioia per la tua grazia,

perché hai guardato alla mia miseria,

hai conosciuto le mie angosce.

Ma io confido in te, Signore;

dico: «Tu sei il mio Dio,

nelle tue mani sono i miei giorni».

Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo,

salvami per la tua misericordia.

Siate forti, riprendete coraggio,

o voi tutti che sperate nel Signore.