PADRE DANIELEda Samarate
"Ho combattuto la buona battaglia..."
L'ora finale si avvicina velocemente. Dal 16 aprile 1924 Padre Daniele deve rinunciare anche alla celebrazione della S. Messa, sopraffatto dalla febbre implacabile e ormai costretto in un letto di dolore... Beve cosi fino all'ultima goccia il calice della sua Passione, in perfetta conformità, offrendosi completamente come Gesù alla volontà del Padre.
I confratelli del vicino convento, i fratelli lebbrosi, la fedele Maria da Penha non lo abbandonano un istante e lui, il nostro padre Daniele servo di Dio, dalla Croce ha per tutti una parola, una promessa e una benedizione. Entriamo in punta di piedi in quel "Retiro S. Francisco" dove si consuma il sacrificio...
È il bel mese di Maggio, diceva, chissà che la Madonna non mi chiami in questo mese. Fu esaudito. (Sappiamo da padre Eliodoro).
Peggiorando tutti i giorni, comprese prossimo il momento del suo transito. Espose il desiderio di ricevere gli ultimi Sacramenti - Viatico ed Estrema unzione, che gli amministrai il 9 Maggio, presente padre Eliodoro e il personale di casa che tratta di lui. (Dal Necrologio stilato da padre Michele).

Pagina del Diario del 25.12.1922
Ma abbiamo le parole che padre Daniele pronunciò in quel momento solenne, padre Eliodoro le ha raccolte e dice: Non le dimenticherò più e le fisso su la carta come sono scritte nel cuore: "O Gesù... venite nel mio cuore... entrate in me... non sono degno... perché sono pieno di miserie nel corpo e nell'anima... ma Gesù... dite una parola... e l'anima mia sarà salva... Gesù, Vi offro questi ultimi momenti di mia vita... accettateli per il bene dell'anima mia, dei miei fratelli e della Missione... Gesù... credo fermamente... tutto quanto... avete rivelato alla vostra Chiesa... e Essa mi propone da credere... Credo in Dio Padre Onnipotente... in Gesù Cristo suo Figlio... nello Spirito Santo... nella Santa Chiesa Cattolica... nella Comunione dei Santi... nella remissione dei peccati... nella vita eterna... e in questa fede, voglio vivere e morire...".

Noi non possiamo resistere: scoppiamo tutti in pianto, ma egli con sforzo supremo continua, e rinnova la sua Professione Religiosa, conchiudendo:
"Chiedo di cuore perdono dei miei difetti, a tutti i miei Confratelli, di Missione e di Provincia... dal Paradiso che spero di raggiungere, prometto di pregare per tutti quanti si sono ricordati di me... E adesso, o Gesù, mi pare di essere pronto... venite... venite a consolare e a fortificare il mio spirito...".
Il testimone commosso aggiunge: Ecco il testamento dei Santi.

Padre Michele riferisce puntualmente: Il 16 Maggio, trovandomi al suo capezzale mi dice: "Reciti le preci, pro infirmis, i salmi penitenziali". Lo contentai... e poi soggiunse: "Come sono belli e commoventi questi salmi".
Il giorno appresso, ripieno di fervore pronunciò queste parole dell'Apostolo: "Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi ["Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede"; scrive S. Paolo nella seconda lettera a Timoteo: 4,7]; ma l'Apostolo era santo, io peccatore".
E così di quando in quando, altre espressioni scritturali, che preparavano il suo spirito al gran passo per l'eternità.
Nella lettera che padre Eliodoro invia al padre Provinciale si aggiunge: Domandava l'abito, il cingolo, la corona: voleva che gli si accostasse il Crocifisso al petto, alle labbra, non avendo le mani per afferrarlo e baciarlo a volontà. Elevava spesso il tremante moncherino per benedire quanti si inginocchiavano per implorare la benedizione.

...Assorto da una nostalgia di Paradiso: "Non ho proprio nessun timore, ci diceva, niente mi disturba: sono tranquillo, aspetto la chiamata di Dio e la ricompensa".
...In questo momento, io stesso gli chiedo: "padre Daniele, si ricorderà di me in Paradiso?". "Sì... Sì..." mi risponde. "Io voglio grazie sa..." ed Egli: "Le avrai". "Non ha più niente da dirmi?". "Sia sempre forte nella lotta sino alla fine".
Chiusura del processo rogariale di Milano
Il tempo raggiunge così la sua fine.
E venne l'ora suprema. L'orribile morbo, l'aveva ridotto agli estremi. Munito dei conforti della nostra S. Religione; benedetto due volte dal S. Padre Pio XI, dal Min. Generale, dal padre Provinciale; consolato più volte dalla benedizione dell'amato Sup. Reg. e Amm. Apostolico padre Roberto; assistito poche ore prima dal M. R. padre Carlo e da padre Eliodoro, e nell'ultimo momento da me, padre Daniele si addormentava placidamente, offrendo al Signore la sua bell'anima, purificata dal martirio di 16 anni, alle 2 e mezza pomeridiane, del giorno 19 Maggio 1924.

Contava 48 anni di vita naturale, 33 di vita religiosa, 26 come Missionario.
... Lo dico con sincerità: abbiamo un altro Santo in Paradiso, perché io stesso ho potuto accompagnare e constatare più davvicino, la vita, i soffrimenti, il martirio del nostro caro estinto. (Così testimonia padre Michele).
Se la Missione si trova in lutto per la perdita di padre Daniele, il pensiero di un nuovo protettore in Cielo, di un Santo, di un martire che intercederà per noi, per la Missione, per la Provincia, per l'Ordine Serafico, certo deve consolare il nostro mareggiato cuore. Con queste parole conclude il Necrologio padre Michele.