P. Michele, p. Daniele e p. Eliodoro
PADRE DANIELEda Samarate
"Come è bello che i fratelli vivano insieme"
«Padre Daniele però frequentava ancora il Convento per le sue divozioni e per passare qualche ora in compagnia dei cari fratelli; fin quando la malattia che lentamente lo consumava, lo obbligò a passare gli ultimi cinque anni sempre nel suo lebbrosario. Allora erano i Missionari che lo visitavano settimanalmente passando con lui ore di santa conversazione che tanto sollevava il suo spirito»

Questa strada di andata e ritorno dal lebbrosario al convento di Belém ci fa riscoprire la bellezza della fraternità, l'amicizia, la fedeltà al proprio stile di vita.

Seguiamo discreti il cammino di padre Daniele che spesso scrive, come un ritornello: Sono andato a fare un giro fino al convento e mi sono confessato.

(7 luglio 1914).

Ci sono poi occasioni che segnano il corso dell'anno e che troviamo annotate con la solita cura: Sono andato in convento per acquistare l'indulgenza del Perdono d'Assisi e, a motivo della pioggia, mi sono fermato a mangiare (separatim). (2 agosto 1914). Certo la precisazione racchiusa in parentesi dice la sua "distanza", "separazione" dagli altri e non senza dolore, ma questo non gli impedisce di tornare in convento come a casa.

Quanto poi riceve è condiviso con i fratelli: Ho ricevuto in dono ... un sacco di riso non brillato, un sacco di granoturco, uno di fagioli, alcune zucche e patate. Ho dato anche al convento qualcosa. (22 agosto 1917).

Incontra anche difficoltà: Sono andato in convento per trattare con il Superiore a proposito del mio mantenimento. Patientiam habebo [porterò pazienza]. (10 gennaio 1918). Certo la sua posizione non era facile, ma con la perseveranza avrebbe salvato la sua anima (Cfr. Il vangelo di Luca: 21,19).

Ci sono incontri che risvegliano sentimenti, fanno percepire la durezza della lontananza dalla fraternità: Ieri e oggi sono andato in convento per prendere parte alla Visita canonica del Superiore Regolare. Acuta nostalgia si è accesa nel mio cuore: nostalgia dei tempi nei quali vivevo in convento, in santa compagnia dei miei fratelli di abito. Ho sparso lacrime abbondanti che ho offerto al mio Buon Gesù. (15 luglio 1919).

Più volte ci siamo commossi "vedendolo" partecipare, sempre in convento, alla funzione del venerdì santo e del sabato santo, ma vorremmo fermarci per un attimo al 30 marzo 1918: Dietro invito sono andato in convento per assistere alle funzioni e aiutare a cantare nel coro la Messa dell'Alleluia.

Sì, qui ci piace tacere per riascoltare quel coro, anticipo di eternità, e quasi per provarci ad individuare una voce, allora forse un po' roca, ma ora così limpida...

E, se ci consentite, ancora vorremo fare un tratto di strada con lui: Di sera, al chiaro della luna, sono andato in convento a confessarmi. I Padri mi hanno accolto bene. (23 dicembre 1920).

Anche i frati si misero in cammino per accompagnare, visitare, confortare, aiutare il nostro povero lebbroso.

E di tutti questi incontri (come di altri con amici, suore, conoscenti...) troviamo fedele nota nel Diario, oltre che nella testimonianza diretta dei visitatori.

Pagina di DiarioFrei Tranquillino ha pranzato qui con me... Ha mangiato qui con me Frei Graziano e nel pomeriggio è venuto Frei Michele per portarmi la bella notizia che il Governo ha liquidato tutti i debiti. Deo gratias.

Nel pomeriggio è arrivato Frei Ignazio con una comitiva di zelatrici. Ha benedetto la nostra casetta. Sono stato visitato dai vicini. (1914).

E ancora: È venuto a visitarmi il Superiore Regolare, Frei Roberto con Frei Stefano e Frei Michele. Oh quanto il mio cuore si è commosso!! (20 giugno 1918).

Ho ricevuto la visita del rev.mo Padre Superiore Regolare, Frei Roberto, che si è intrattenuto a lungo con me, dandomi molto conforto. Il nostro Padre S. Francesco voglia ricompensarlo per la grande carità che usa verso un povero lebbroso. (27 luglio 1919).

E quando la malattia gli rende difficile il percorso verso il convento, come detto, i frati lo raggiungono: Frei Tranquillino è venuto a portarmi la S. Comunione che mi ha molto consolato... Frei Michele mi ha mandato un aiuto per venire incontro alle mie necessità. Dio sia lodato... È venuto a trovarmi Frei Eugenio con il quale mi sono intrattenuto in fraterna conversazione, poi mi sono confessato. (1920).

Un bel gruppo di nuovi missionari fanno visita a padre Daniele il 27 ottobre del 1920. Grande gioia, ma anche grande nostalgia! Sia fatta la volontà di Dio!

Visita dei nuovi Missionari!! Grande è stata la mia gioia e commozione nel vedere il forte drappello di Missionari, tutti giovani e sani, stracolmi di zelo per il bene delle anime... Abbiamo conversato amichevolmente e quando mi hanno salutato, ho provato una cocente nostalgia dei giorni nei quali anch'io vivevo in convento in buona compagnia con i miei frati!! Fiat, Fiat!!! (1920).

Padre Eliodoro si trovava con quel drappello e alla rivista "Annali francescani" manda una fraterna relazione dell'incontro. Siamo stati al lazzaretto dei lebbrosi per fare visita al nostro padre Daniele vittima del morbo. Caro padre Daniele! Non possiamo ricordarti senza commuoverci. Noi ti abbiamo visto, abbiamo parlato con te - non abbiamo potuto trattenere le lacrime. Ma il tuo dolce e costante sorriso, la serenità della tua mente, la pace della tua anima e la tua ammirabile rassegnazione ci hanno santamente edificati, perché sebbene ammalato, inesorabilmente votato alla morte, pure vai compiendo un altro apostolato tra gli sventurati compagni lebbrosi che la società allontana da sé. Caro padre Daniele! Se ti sfugge la terra, ti abbraccia il cielo.

Una delle ultime annotazioni del Diario è scritta proprio per riferire riconoscenza nei confronti di un caro e stimato confratello: È venuto per congedarsi da me il caro e stimato fratello Frei Eugenio da Moretta che è trasferito a Tury-Assù. Questo santo religioso ha lavorato per molti anni nel Parà con vero zelo apostolico. Tutte le settimane mi portava sempre il conforto della sua visita e dell'assistenza religiosa. Prestava la sua opera anche in favore dei Lebbrosi. Dio voglia ricompensare il molto bene che mi ha fatto, come vero fratello e figlio virtuoso e esemplare di S. Francesco.

(9 settembre 1922).

Davvero non si finirebbe di raccontare, e tutto pare così bello e importante...

Ma su una grande prova, forse l'ultima per padre Daniele, vorremmo brevemente fermarci.