Maria da Penha
Non solo insulti e calunnie
raccoglie padre Daniele in lebbrosario, ma anche frutti, consolazione e
riconoscenza.
È certamente il caso di Maria da
Penha, sua ex alunna al Prata, che si mette coraggiosamente al suo servizio,
con un impegno e una dedizione commoventi.
Si pensi che per poter rimanere nella
casetta di padre Daniele e non suscitare voci e dicerie contro il povero
frate, decide addirittura di sposarsi con un lebbroso, Umberto.
Nel Diario, 13 ottobre 1919, troviamo
scritto: In questo giorno, come in tutti quelli che ancora mi restano,
un incubo pesante, un dolore profondo rattristano il mio cuore al pensiero
che potrei essere separato dall'Angelo che Dio mi ha dato come consolazione
dei miei ultimi giorni. Dominus dedit, Dominus abstulit: sit nomen Domini
benedictum [Il Signore ha dato, il Signore ha tolto: sia benedetto
il nome del Signore].
Ma pochi giorni dopo:
Considerando
bene il peso della mia responsabilità circa la sorte di Maria, dopo
essermi consigliato a fondo con persone sagge, ho deciso di dare il mio
consenso al suo matrimonio con Humberto. Questa decisione di Maria provocherà
in tutti profonda impressione perché lo sposo promesso è
un ammalato dell'Ospizio.
Mi sono opposto quanto potevo, ma la
giovane è stata irremovibile nella sua decisione e ho capito che
sarebbe stato pericoloso continuare a dirle di no: stava come diventando
pazza...
Maria non vuole assolutamente lasciarmi,
infatti pensa di abitare qui vicino per continuare a darmi assistenza.
Se sarà possibile realizzare questo progetto, non soffrirò
tanto l'abbandono, anzi la situazione potrebbe addirittura migliorare in
quanto anche il giovane mi aiuterebbe.
Ho innalzato molte preghiere a Dio
per tutto questo; credo che il Signore lo voglia. Fiat voluntas tua, perciò.
Maria vivrà sempre con profonda nostalgia
del suo "Frei" (semplicemente "Frate", nella lingua portoghese in Brasile)
piagato. Diceva a tutti con insistenza che le sue piaghe non puzzavano,
ma esalavano profumo, che sentiva solo lei se padre Eugenio da Moretta,
confessore del Nostro scriveva brutalmente: Il Rev.do Frei Daniel è
un sacco di carne marcia!
Maria da Penha vivrà sempre ricordandolo,
mentre cura e assiste il marito: parola dei suoi figli nati in lebbrosario
e perfettamente sani.
Questa donna della carità, vivrà
nel ricordo di padre Daniele come sacerdote. Diceva commossa una Suora
Cappuccina che ebbe la fortuna di avere Maria come catechista e la vide
morire santamente, diceva che Maria spiegava i sacramenti servendosi particolarmente
dei ricordi della sua vita a Tucunduba e quando doveva parlare dell'Eucaristia,
narrava con le lacrime agli occhi come negli ultimi anni lei aiutava padre
Daniele a celebrare la S. Messa. Siccome non riusciva più a spezzare
il pane per la perdita del tatto e non poteva più sollevare il calice,
interveniva lei: stringeva le mani piagate di padre Daniele attorno al
calice perché lui lo potesse innalzare e guidava le sue mani in
cancrena perché potesse spezzare l'Ostia al momento della comunione...
Senza guanti, naturalmente...
protetta solo da una grande fede!
Nel biglietto che Maria inviò a
padre Roberto, Superiore della Missione, all'indomani della morte di padre
Daniele abbiamo la testimonianza scritta della sua devozione per "il
Santo" che ebbe la grazia di assistere, la sua "saudade", nostalgia
e tenerezza, perché "la luce" si era spenta!
Ma
ritroviamo anche in queste semplici parole il respiro di padre Daniele,
il suo stile educativo, la continuità della sua fede.
Ah! mio Padre Superiore,
non potete immaginare come sono affranta... ho visto scomparire dai miei
occhi un Santo... Si è spenta la luce che brillava nella nostra
casa... che dava tanta consolazione... che invocava benedizioni celesti...
Io mi ero avvezzata a vedere davanti a me, e lo vidi per 10 anni e 25 giorni,
un vero Santo... Io piangevo quando lo vedevo tanto soffrire... L'unico
mio conforto è quello di non vederlo più soffrire perché
andò al Cielo... Ma la mancanza di padre Daniele... è senza
conforto... So che egli non poteva vivere lungamente... ma io volevo assisterlo
ancora per tanto tempo. Il Signore non volle. Sia fatta la sua Santissima
volontà e non la mia.
Padre Daniele quanto ha sofferto! Ultimamente
si era formata sul suo corpo una piaga tanto grande e profonda che aveva
maciullato persino l'osso... e pareva la piaga di Gesù, senza delle
altre molte.
Adesso vivo triste perché non
vedo più l'immagine del Signore che mi pareva di vedere in padre
Daniele.
Ringrazio il buon Dio, ché fino
al presente non sento in me, e nemmeno nei miei due angioletti, nessun
sintomo di lebbra. Pare che io abbia fatto tutto per il rappresentante
di Gesù, senza mai temere di prendere la malattia. Il Signore forse
non me la darà, ma se sarà sua volontà mandarmi tale
malattia, non farà male. Mi basta la pazienza e la rassegnazione
di padre Daniele, per morire bene come Lui.