07.09.1997, chiusura del processo diocesano di beatificazione al Prata
PADRE DANIELEda Samarate
"Oggi ho compiuto trentatré anni!"

Nello svolgimento di questa intensa attività, accade quell'incontro decisivo che muterà completamente il corso della vita di padre Daniele da Samarate.
Padre Eliodoro da Inzago, giovane missionario allora (ebbe la grazia di incontrare e assistere il Nostro) ricorda a memoria le parole che padre Daniele gli disse nel febbraio 1924: Mi trovava nella Colonia do Prata in qualità di Parroco e Direttore della stessa Colonia. Tanti anni fa fui chiamato a confessare un'ammalata. Dopo un viaggio di 24 chilometri arrivai ad una capanna di paglia. Là stava l'ammalata. Era lebbrosa. Mi fermai qualche ora in quella casa per riposarmi. Può essere che qualche zanzara, mosca, insetto o ambiente infetto, mi abbiano comunicato il male. È questo il mio sospetto. Però non ne sono certo.
Quando? In che anno avvenne tutto questo? Non ci è dato saperlo.
Frei Camillo Micheli, il più anziano dei missionari, ha avuto tra le mani la lettera nella quale padre Daniele narrava l'insorgere della malattia, ma di questa non esiste più traccia e a distanza di tanto tempo il missionario non ricorda...
Padre Daniele accenna ai suoi strani malesseri nel 1909!
Ho incominciato la cura della corrente elettrica per il mio piede, questa la piccola nota al 19 febbraio. Poi tutto come sempre.
Stupisce il ricovero in ospedale dal 30 marzo al 5 aprile. Padre Daniele sull'agendina annota: Sono uscito dall'ospedale della Beneficiente con il piede ammalato in via di guarigione [si tratta del piede destro, rimasto schiacciato per la caduta di un legno pesante il 13 marzo], ma con l'altro, messo molto male, come paralizzato, per l'inefficacia delle medicine. I medici non sanno spiegare cosa è.
Con trepidazione seguiamo queste brevi annotazioni, ben sapendo come sia lenta l'incubazione e misteriosa la manifestazione di una malattia come la lebbra. L'insensibilità al dolore era uno dei segni più chiari che il bacillo stava compiendo il suo "inevitabile" corso.
E non era ignoto tutto questo al Direttore della Colonia, lui che aveva accompagnato anche uno dei suoi bambini al lebbrosario...
Il 30 giugno leggiamo: Sono andato alla capitale per affari e per curare la mia salute.
La cosa è seria al punto che il 3 luglio scrive: Oggi sono stato visitato meticolosamente dai medici..., i quali mi hanno ordinato di andare subito in Europa.
Non ci sono tracce di reazioni e sentimenti di fronte a questa "bomba".
Ma avvertiamo che il cuore è torchiato, quando il 29 luglio confida: In serata gli alunni dei due Istituti e la gente del Prata mi hanno fatto festa, manifestandomi stima e affetto. Ho pianto...
Padre Daniele piange?
Alle 8 del mattino ho lasciato il Prata. Il treno che doveva servire per la mia partenza, è uscito dai binari, ma non è successo nessuna disgrazia. Così il giorno seguente.
Che cosa è accaduto? Come mai gli fanno festa, è costretto a partire e.. per dove?
Nemmeno il treno vuole obbedire!
Ma dall'interessato abbiamo solo brevi e fugaci cenni.
Con padre Giampietro da Sesto S. Giovanni, Superiore della Missione, ricostruiamo la situazione:
12.7.1909
Molto Rev. Padre Provinciale.
Per imposizione dei medici, trovomi nella dura necessità di mandare quanto prima in Italia Padre Daniele da Samarate, Discreto e Superiore del Prata, per essere, a più di un anno, ammalato di artritide, che, per causa del clima, minaccia convertirsi in morfèa, se pure già non lo serà. Qualunque dimora, al dire dei medici, sarebbe di gravissimo pregiudizio all'infermo... pretendo farlo imbarcare al giorno 5 di Agosto prossimo e alla fine dello stesso mese arriverà a Milano. Lo farò accompagnare da Fra Damaso...
Dunque da più di un anno, fin dal 1908 c'erano segnali... e non aveva scritto nulla.
Adesso però la "minaccia" è evidente.
Forse ora ci pare di capire perché nel Diario padre Daniele scriva al 15 giugno 1909: Oggi ho compiuto 33 anni!!! Sì, proprio con tre punti esclamativi.
A quell'età una malattia inesorabile: da uomo attivissimo e intraprendente, da missionario zelante e infaticabile, da direttore e Superiore a... "infermo"!
Ci è difficile mascherare l'impaurito stupore che ci prende.
Certo la nuova situazione ci dà modo di constatare la stima che circonda padre Daniele. Se ne fa portavoce il Superiore della Missione, nella lettera già citata.
Padre Daniele è un Missionario benemerito e degno di tutte le considerazioni. La sua stessa malattia è una conseguenza del di lui zelo e delle fatiche e sacrifici sostenuti.
La Missione e lo stesso Governo del Parà, sono disposti a fare qualunque spesa, per riaverlo presto sano e salvo nel Prata a continuare l'opera sua di somma importanza alla Religione, alla Società ed alla Catechesi degli Indii. Se fosse necessario mandarlo in Alemagna, come dicono i medici di qui, lo mandi pure chè noi ci responsabiliziamo di tutte le spese. Insomma lo consegno e raccomando al suo cuore paterno nella certezza di un felice resultato.
Così, dopo undici anni, padre Daniele ritorna in Italia. Ma non subito...