PADRE DANIELEda Samarate
Missionario...
e lebbroso
Conoscendo i superiori le ottime qualità  di mente e di cuore del novello sacerdote Missionario, lo destinarono alla Colonia di S. Antonio do Prata. Erano i primi mesi del 1900 e qui Padre Daniele rimase fino al gennaio 1913, direttore, professore, economo, superiore dei frati. Ma cominciano a manifestarsi i segni della malattia...

    La Colonia era stata fondata nel settembre 1898 da padre Carlo da S. Martino Olearo. Il luogo si trovava in piena foresta, dove vi erano alcuni gruppi di abitazioni degli indios non ancora civilizzati. La fondazione si proponeva di educare i piccoli indios in due collegi, maschile e femminile. Accanto veniva pure avviato un centro agricolo, dopo il disboscamento, con il duplice scopo: creare fonti di sostentamento e attirare gli indios per istruirli ed educarli al lavoro. Oltre a quest'opera immensa, i missionari avevano anche la cura pastorale di molti fedeli sparsi sul vasto territorio circostante.
    Padre Daniele fu il salvatore e il rinnovatore della Colonia.

Chiesetta di fango del Prata
    Quando arrivò al Prata questa aveva difficoltà economiche a causa dell'insolvenza del governo nel fornire le promesse sovvenzioni. Altre gravi difficoltà vennero in concomitanza con il massacro di Alto Alegre. Il 13 marzo 1901, alle prime ore dell'alba, un gruppo di indios Guajajaras (forse insofferenti della disciplina introdotta dai frati) fa violenta irruzione nella Colonia di Alto Alegre, nello stato del Maranhão, e crudelmente uccide quattro frati (tra loro padre Rinaldo da Paullo!), sette suore cappuccine e 250-300 fedeli cristiani, compresi i bambini. Si stava celebrando la S. Messa...
La chiesa di s. Antonio fatta edificare da p. Daniele    Padre Carlo, Superiore della Missione e Superiore della residenza del Prata, crolla di fronte a tanto dolore.
    Tutta l'amministrazione della Colonia Agricola di S. Antonio do Prata ricade improvvisamente sulle spalle di padre Daniele: a 25 anni!

Io sto tra l'incudine e il martello, scrive a padre Timoteo da Brescia, Visitatore della Missione, nel momento più acuto della crisi. Si trovava cioè pressato tra l'ordine obbedienziale di lasciare la Colonia e l'istanza del governo di rimanere, di fronte al pianto dei piccoli che temevano di essere abbandonati. Ad ogni modo siccome il nostro dovere è obbedire... ci mandi dire quello che dobbiamo fare perché allora non ci è più governo che tenga né nessuno che possa trattenerci. (3 maggio 1901).

Interrno della chiesa di s. Antonio, 1997    Dovette contenere con coraggio e determinazione i tentativi di rivolta e rassicurare anche i frati di fronte al pericolo e alla paura.
    L'attività di padre Daniele al Prata è stata intensissima: allargò i terreni coltivati introducendo i trattori importati dalla Germania; tracciò strade; introdusse il telefono; costruì case coloniche secondo un piano razionale; costruì i due collegi, femminile e maschile, dotandoli di molte attività educative e ricreative; impiantò una ferrovia; edificò la chiesa dedicata a S. Antonio di Padova; introdusse macchine moderne per la lavorazione del cotone e dello zucchero; costruì un piccolo ospedale; organizzò la parrocchia; predicò missioni; si dedicò ai poveri e ai lebbrosi; visitò i cristiani dispersi (la cosiddetta "desobriga").
    E quanti viaggi verso la capitale, Belém, per ottenere gli aiuti governativi indispensabili per lo sviluppo della Colonia. Quante ripulse, rimandi e quanti lampi di genio per far fronte a tutto!
    Lettere, Relazioni e Diario ci aprono spiragli luminosi su quanto di giorno in giorno accadeva.
    Cogliamo così fugaci indicazioni per intuire quanto si muoveva in quell'animo generoso!
    Nella relazione del 16 febbraio 1903, inviata da padre Daniele al padre Generale, abbiamo un saggio del suo ministero apostolico, davvero infaticabile!
Bambini del Prata, con p. Daniele a sinistra    Mi recai a visitare la vastissima parrocchia di Santarem Novo, dove già da due anni, non compariva sacerdote alcuno. Mi sforzai di percorrere tutti i paeselli che la compongono, quasi tutti situati sulle rive del fiume Maracanà. Rev.mo Padre, per quanto io avessi un pessimo concetto dello stato morale di questa parrocchia, non mi sarei mai immaginato di incontrare una realtà così sconfortevole.
    Oh la mancanza di buoni operai evangelici quanto è fatale a questi poveri popoli! Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe.
    Dal principio di giugno fino alla fine di dicembre dell'anno scorso, procuravo dire sempre la messa tre, quattro, cinque volte al mese; e quel popolo già educato colle Missioni e i Missionari, approfittava e accorreva numeroso al confessionale e alla mensa eucaristica, così ché per soddisfare a tutti, moltissime volte per non dire sempre ero costretto a confessare la notte intera.
    E nei giorni che dovevo passare alla capitale per gli affari della Colonia e del Governo, non tralasciavo di aiutare ai parroci nelle numerose confessioni dei primi venerdì del mese e di altre solennità dell'anno, facendo anche qualche predica, secondo l'invito del clero.
    Ho dato cinque giorni di esercizi spirituali a circa 100 ragazzi e ragazze... 6 giorni di ritiro spirituale alle educande, ma il frutto più ubertoso e consolante fu la conversione sincera della prima persona del Parà: voglio dire il Sig. senatore Antonio Giuseppe de Lemos.
Bambini del Prata oggi, il coro che canta    Com'era possibile?
    E quasi non bastasse, l'ordinaria amministrazione prevedeva la non lieve responsabilità educativa nei confronti dei bambini, l'urgenza dell'annuncio del vangelo, l'impegno della catechesi e la costante preoccupazione pastorale.
    Una relazione inviata da padre Daniele il 10 febbraio 1905 al padre Generale a Roma ci offre una "lente" che ci rivela, sia pure sinteticamente, l'impegno educativo dei Frati alla Colonia del Prata.

    Il collegio dei ragazzi quantunque sotto povere e malsicure baracche, funziona meravigliosamente. Gli alunni, sotto lezione di maestri secolari e l'assoluta vigilanza nostra imparano portoghese, calligrafia, grammatica, aritmetica, geografia, storia patria e sacra, religione.
    I maggiorenni poi si dedicano al lavoro relativo alla loro età e capacità. Esiste anche una banda di musica che si può dire la calamita dei fanciulli alla scuola.
    Insomma Rev.mo Padre, sapendo che l'educazione e l'istruzione è il fondamento della società, non risparmiamo sacrifici alfine di svolgerla e rassodarla.
    Non c'è dubbio è molto lavoro, però, Dio dandoci la salute, a poco a poco ci arriveremo a tutto.
    La cosa però che più ci consola è il vedere quasi tutti i nostri ragazzi, senza distinzione né di indi né di cristiani, ai primi venerdì di ogni mese e alle principali solennità dell'anno spontaneamente accostarsi ai SS. Sacramenti con una pietà edificante. Voglia Dio conservare nei loro teneri cuori sì bei sentimenti di cristiana pietà, e far di loro buoni padri di famiglia che è il fine dei nostri sacrifici.
    ... Dispensiamo tutte quelle grazie che la necessità del prossimo richiede.
    E così passiamo la nostra vita, però sempre, col dubbio di non fare ancora tutto quello che dovremmo.

    La gioia degli apostoli di ogni tempo è vedere il Signore che opera con loro e la certezza che i loro nomi sono scritti nei cieli (cfr. il vangelo di Luca: 10,17-22).
La schietta semplicità evangelica del Nostro missionario gli fa dire con tutto candore: "dispensiamo grazie"! Non una volta sola, infatti, si trova nei suoi scritti, soprattutto nel Diario, il suo ringraziamento per i miracoli della Provvidenza e del glorioso S. Antonio.
Quanti Deo gratias, e com'è bella la formuletta da lui stesso coniata per dire grazie, per ogni cosa: A Deus louvado, Dio sia lodato!
    In una lettera al padre Provinciale di Milano, il 14 gennaio 1912, padre Daniele scrive: Oltre ai lavori materiali della Colonia, oltre ai collegi e alle Suore, sotto le nostre cure, noi pure attendiamo al servizio parrocchiale della nostra Colonia, che non è piccolo e ci occupa seriamente da mane a sera. Ci sforziamo, caro Padre, di non mai mancare al nostro ministero apostolico, anche alle volte con sacrificio, come esigono le confessioni in articulo mortis con 5, 6, 8 ed anche 10 leghe di distanza, però abbiamo la consolazione di vedere queste povere anime approfittare dei nostri lavori e progredire sempre più nello spirito di fervore cristiano.
    Quello che ci conforta è che nella nostra già estesa Colonia del Prata non esiste una famiglia sola che non sia legalmente costituita, e che tutti i giorni abbiamo una grande e bella schiera di operai e operaie che danno il buon esempio della comunione quotidiana.
Insomma, caro Padre, lavoriamo molto, è vero, però abbiamo la consolazione di vedere i nostri sforzi coronati di buon successo, di che sia ringraziato Iddio.

    Anche nel pieno delle attività, coltivò sempre lo spirito di preghiera, di povertà e di fraternità (non potendo durante il giorno i frati facevano ricreazione di notte!).
    Di mente eletta, di intelligenza precoce, prudente e previdente, di fina amministrazione, di maniere sociali, sapeva stare e trattare con tutti, sia coi grandi rappresentanti del governo, come coi piccoli indi.
    Tale la personalità di padre Daniele tratteggiata da padre Michele, che così ricostruisce la tempra dell'uomo di Dio: Non lo abbattevano le difficoltà, non lo disanimava il sacrificio, non si arrestava davanti alla lotta del suo precario ministero.
    E per riassumere questo capitolo della vita di padre Daniele non abbiamo trovato di meglio che l'espressione di padre Roberto da Castellanza: Solo gli Angeli hanno potuto seguire e segnarlo nel libro d'oro questo lavoro immenso che gli uomini appena hanno puntato sul libro che la tignola corrode!...