PADRE DANIELEda Samarate |
La
Colonia era stata fondata nel settembre 1898 da padre Carlo da S. Martino
Olearo. Il luogo si trovava in piena foresta, dove vi erano alcuni gruppi
di abitazioni degli indios non ancora civilizzati. La fondazione si proponeva
di educare i piccoli indios in due collegi, maschile e femminile. Accanto
veniva pure avviato un centro agricolo, dopo il disboscamento, con il duplice
scopo: creare fonti di sostentamento e attirare gli indios per istruirli
ed educarli al lavoro. Oltre a quest'opera immensa, i missionari avevano
anche la cura pastorale di molti fedeli sparsi sul vasto territorio circostante.
Padre Daniele fu il salvatore e il rinnovatore della
Colonia.
Io sto tra l'incudine e il martello, scrive a padre Timoteo da Brescia, Visitatore della Missione, nel momento più acuto della crisi. Si trovava cioè pressato tra l'ordine obbedienziale di lasciare la Colonia e l'istanza del governo di rimanere, di fronte al pianto dei piccoli che temevano di essere abbandonati. Ad ogni modo siccome il nostro dovere è obbedire... ci mandi dire quello che dobbiamo fare perché allora non ci è più governo che tenga né nessuno che possa trattenerci. (3 maggio 1901).
Dovette contenere con coraggio e determinazione i tentativi di rivolta
e rassicurare anche i frati di fronte al pericolo e alla paura.
L'attività di padre Daniele al Prata è
stata intensissima: allargò i terreni coltivati introducendo i trattori
importati dalla Germania; tracciò strade; introdusse il telefono;
costruì case coloniche secondo un piano razionale; costruì
i due collegi, femminile e maschile, dotandoli di molte attività
educative e ricreative; impiantò una ferrovia; edificò la
chiesa dedicata a S. Antonio di Padova; introdusse macchine moderne per
la lavorazione del cotone e dello zucchero; costruì un piccolo ospedale;
organizzò la parrocchia; predicò missioni; si dedicò
ai poveri e ai lebbrosi; visitò i cristiani dispersi (la cosiddetta
"desobriga").
E quanti viaggi verso la capitale, Belém,
per ottenere gli aiuti governativi indispensabili per lo sviluppo della
Colonia. Quante ripulse, rimandi e quanti lampi di genio per far fronte
a tutto!
Lettere, Relazioni e Diario ci aprono spiragli luminosi
su quanto di giorno in giorno accadeva.
Cogliamo così fugaci indicazioni per intuire
quanto si muoveva in quell'animo generoso!
Nella relazione del 16 febbraio 1903, inviata da
padre Daniele al padre Generale, abbiamo un saggio del suo ministero apostolico,
davvero infaticabile!
Mi recai a visitare la vastissima parrocchia di Santarem Novo, dove già
da due anni, non compariva sacerdote alcuno. Mi sforzai di percorrere tutti
i paeselli che la compongono, quasi tutti situati sulle rive del fiume
Maracanà. Rev.mo Padre, per quanto io avessi un pessimo concetto
dello stato morale di questa parrocchia, non mi sarei mai immaginato di
incontrare una realtà così sconfortevole.
Oh la mancanza di buoni operai evangelici quanto
è fatale a questi poveri popoli! Pregate il Padrone della messe
perché mandi operai nella sua messe.
Dal principio di giugno fino alla fine di dicembre
dell'anno scorso, procuravo dire sempre la messa tre, quattro, cinque volte
al mese; e quel popolo già educato colle Missioni e i Missionari,
approfittava e accorreva numeroso al confessionale e alla mensa eucaristica,
così ché per soddisfare a tutti, moltissime volte per non
dire sempre ero costretto a confessare la notte intera.
E nei giorni che dovevo passare alla capitale
per gli affari della Colonia e del Governo, non tralasciavo di aiutare
ai parroci nelle numerose confessioni dei primi venerdì del mese
e di altre solennità dell'anno, facendo anche qualche predica, secondo
l'invito del clero.
Ho dato cinque giorni di esercizi spirituali
a circa 100 ragazzi e ragazze... 6 giorni di ritiro spirituale alle educande,
ma il frutto più ubertoso e consolante fu la conversione sincera
della prima persona del Parà: voglio dire il Sig. senatore Antonio
Giuseppe de Lemos.
Com'era possibile?
E quasi non bastasse, l'ordinaria amministrazione
prevedeva la non lieve responsabilità educativa nei confronti dei
bambini, l'urgenza dell'annuncio del vangelo, l'impegno della catechesi
e la costante preoccupazione pastorale.
Una relazione inviata da padre Daniele il 10 febbraio
1905 al padre Generale a Roma ci offre una "lente" che ci rivela, sia pure
sinteticamente, l'impegno educativo dei Frati alla Colonia del Prata.
Il collegio dei ragazzi quantunque sotto povere
e malsicure baracche, funziona meravigliosamente. Gli alunni, sotto lezione
di maestri secolari e l'assoluta vigilanza nostra imparano portoghese,
calligrafia, grammatica, aritmetica, geografia, storia patria e sacra,
religione.
I maggiorenni poi si dedicano al lavoro relativo
alla loro età e capacità. Esiste anche una banda di musica
che si può dire la calamita dei fanciulli alla scuola.
Insomma Rev.mo Padre, sapendo che l'educazione
e l'istruzione è il fondamento della società, non risparmiamo
sacrifici alfine di svolgerla e rassodarla.
Non c'è dubbio è molto lavoro,
però, Dio dandoci la salute, a poco a poco ci arriveremo a tutto.
La cosa però che più ci consola
è il vedere quasi tutti i nostri ragazzi, senza distinzione né
di indi né di cristiani, ai primi venerdì di ogni mese e
alle principali solennità dell'anno spontaneamente accostarsi ai
SS. Sacramenti con una pietà edificante. Voglia Dio conservare nei
loro teneri cuori sì bei sentimenti di cristiana pietà, e
far di loro buoni padri di famiglia che è il fine dei nostri sacrifici.
... Dispensiamo tutte quelle grazie che la necessità
del prossimo richiede.
E così passiamo la nostra vita, però
sempre, col dubbio di non fare ancora tutto quello che dovremmo.
La gioia degli apostoli di ogni tempo è vedere
il Signore che opera con loro e la certezza che i loro nomi sono scritti
nei cieli (cfr. il vangelo di Luca: 10,17-22).
La schietta semplicità evangelica del Nostro missionario gli
fa dire con tutto candore: "dispensiamo grazie"! Non una volta sola,
infatti, si trova nei suoi scritti, soprattutto nel Diario, il suo ringraziamento
per i miracoli della Provvidenza e del glorioso S. Antonio.
Quanti Deo gratias, e com'è bella la formuletta da lui
stesso coniata per dire grazie, per ogni cosa: A Deus louvado, Dio
sia lodato!
In una lettera al padre Provinciale di Milano, il
14 gennaio 1912, padre Daniele scrive: Oltre ai lavori materiali della
Colonia, oltre ai collegi e alle Suore, sotto le nostre cure, noi pure
attendiamo al servizio parrocchiale della nostra Colonia, che non è
piccolo e ci occupa seriamente da mane a sera. Ci sforziamo, caro Padre,
di non mai mancare al nostro ministero apostolico, anche alle volte con
sacrificio, come esigono le confessioni in articulo mortis con 5, 6, 8
ed anche 10 leghe di distanza, però abbiamo la consolazione di vedere
queste povere anime approfittare dei nostri lavori e progredire sempre
più nello spirito di fervore cristiano.
Quello che ci conforta è che nella nostra
già estesa Colonia del Prata non esiste una famiglia sola che non
sia legalmente costituita, e che tutti i giorni abbiamo una grande e bella
schiera di operai e operaie che danno il buon esempio della comunione quotidiana.
Insomma, caro Padre, lavoriamo molto, è vero, però
abbiamo la consolazione di vedere i nostri sforzi coronati di buon successo,
di che sia ringraziato Iddio.
Anche nel pieno delle attività, coltivò
sempre lo spirito di preghiera, di povertà e di fraternità
(non potendo durante il giorno i frati facevano ricreazione di notte!).
Di mente eletta, di intelligenza precoce, prudente
e previdente, di fina amministrazione, di maniere sociali, sapeva stare
e trattare con tutti, sia coi grandi rappresentanti del governo, come coi
piccoli indi.
Tale la personalità di padre Daniele tratteggiata
da padre Michele, che così ricostruisce la tempra dell'uomo di Dio:
Non
lo abbattevano le difficoltà, non lo disanimava il sacrificio, non
si arrestava davanti alla lotta del suo precario ministero.
E per riassumere questo capitolo della vita di padre
Daniele non abbiamo trovato di meglio che l'espressione di padre Roberto
da Castellanza: Solo gli Angeli hanno potuto seguire e segnarlo nel
libro d'oro questo lavoro immenso che gli uomini appena hanno puntato sul
libro che la tignola corrode!...