"Farà
una riuscita veramente felice"
Nella
Parrocchia di S. Macario, nel comune di Samarate (allora provincia di Milano,
oggi di Varese), in via Padre Daniele sta appesa al muro di un vecchio
edificio una lapide che ricorda il luogo in cui il 15 giugno 1876 nacque
un concittadino illustre: Felice
Rossini
Due
stanze, un balcone, oggi senza culla e focolare, eppure si respira ancora
la semplicità della vita...
Come era consuetudine il neonato fu portato al fonte
battesimale il giorno seguente alla nascita e lì divenne figlio
di Dio col nome di Felice.
Famiglia povera e contadina quella di Pasquale e
Giovanna Paccioretti che accolse il piccolo e lo educò... Poche
memorie sono rimaste di quegli anni. Chi conobbe la famiglia Rossini rammenta
la pietà e la bontà della madre; una di quelle donne, ricche
di fede e capaci di inconsapevoli eroismi.
A Samarate, dove la famiglia ben presto si trasferì,
i vecchi ricorderanno la gracile corporatura, la bellezza infantile,
l'occhio vivacissimo e una certa vivacità irrequieta, ma non fastidiosa
del chierichetto...
Non ci si meraviglia in paese quando circola la
voce che il ragazzo vuole entrare tra i Frati Cappuccini.
Due testimoni confermano per iscritto che il quattordicenne
vuole farsi frate per devozione e sentimento di pietà, oltre
che di sua libera e spontanea volontà.
Don Virginio Civati, il parroco, lo presenta ai
Superiori dell'Ordine con una lettera che sa di profezia: Quello degli
studii è un attestato che potranno rilasciarlo i Superiori di costì,
perché lo porta con sé e nel suo capo il postulante medesimo;
basta interrogarlo e vedrà che... testolina!
Della condotta esemplare e pia, mi faccio responsabile
io pure, perocché da lungo tempo vo provando il giovinetto, e lo
trovai d'una docilità e di una schiettezza veramente particolare.
Smanioso di entrare nell'Ordine religioso, farà
col tempo una riuscita veramente felice, e darà motivo di consolazioni
ai Superiori e all'Ordine intero.
Era il 12 gennaio 1890! Due giorni dopo, nel convento di Sovere, l'avventura
incomincia.
In rapida successione il periodo formativo conduce
Fra Daniele da Samarate (questo il suo nuovo nome con l'aggiunta del paese
di provenienza, come si usava tra i frati) dal "collegetto" al noviziato
di Lovere, dove, terminato il primo anno di vita religiosa, emette la prima
professione; in vari conventi per gli studi umanistici e a Brescia nel
1896 dove la sua consacrazione diventa definitiva con la professione solenne;
infine a Milano per la preparazione al sacerdozio.
Padre Domenico da Origgio, condiscepolo di Fra Daniele,
ne ha tratteggiato la figura come modello del vero chierico studente
Cappuccino.
Brevi pennellate ci ridanno una fresca immagine che si rifà
all'entusiasmo di innamorato nella preghiera, primo ad accorrere al
coro... cantava come ebbro d'amore di Dio; all'obbedienza pronta, ogni
desiderio dei Superiori era comando per lui; all'osservanza delle regole
fino
allo scrupolo; alla capacità innata di reggere, tanto
che si sentiva il bisogno di seguirlo nella via della disciplina.
Quanto all'impegno scolastico, nel quale riusciva
a meraviglia, Fra Daniele rivela intelligenza vivace, passione per
la botanica (paziente raccoglitore di erbe, ha formato e regalato allo
studio due Erborari completi di tutto quello che la Flora ci dà
in questa nostra Lombardia) e la fisica (era sempre l'operatore
negli esperimenti e... a lui ricorrevamo per le spiegazioni pratiche),
quindi per la filosofia e la teologia. Indefesso nello studio, voleva
la ragione di tutto.
Ma non gli mancava neppure (visto che, come usava
dire: "C'è il tempo di pregare, di studiare, di tener silenzio,
ma c'è anche il tempo di ricreare lo spirito") un altro elemento
caratteristico del francescano cappuccino: lo spirito di gaiezza.
Fra Daniele, sempre lieto e contento, era capace di canti, commediole,
giochi scherzevoli, perfino di far girare mezza Milano, d'intesa coi Superiori,
ai compagni che si credevano più furbi... per un pesce...
d'Aprile.
Durante gli anni di studio, incontrò padre
Rinaldo da Paullo, Superiore della Missione del Brasile da poco avviata.
Rimase affascinato dal suo ardore apostolico, chiese ed ottenne di partire
come missionario, benché ancora studente.
Quando gli presentavano i pericoli, le difficoltà,
i sacrifici enormi che impone la vita Missionaria, Fra Daniele, invece
di sentirsi impaurito esclamava: "Se Dio è con noi che cosa sarà
contro di noi? La carità di Cristo è quella che ci spinge;
dunque niente paura", e incoraggiava gli altri. Così lo ricorda
padre Donato da Malvaglio che avrebbe dovuto essergli compagno di missione.
Lo stesso frate rievoca i fatti del maggio 1898 a Milano, quelli che sembrarono
interrompere un sogno sul punto di realizzarsi.
Questa data 1898, racchiude in sé quel dolorosissimo incontro della
breccia al Convento di Monforte e della invasione dei soldati di Bava Beccaris
per catturare i... rivoltosi che erano i... Frati... e quella lunga fila
di poveri affamati che alle ore 12 e mezza del 9 Maggio, stavano ricevendo
il pane della carità. Tra i trentacinque Frati arrestati, condotti
sotto i fucili spianati alla vicina Prefettura, vi era anche Fra Daniele,
col quale, chi scrive questa pagina, più volte s'incontrò
lungo i corridoi durante la mezz'ora di "infernal tempesta". Io ero Sacerdote
novello, lui ancora semplice studente e... "Donato, Donato... siamo alla
fine...; addio ideale santo della Missione; dammi l'assoluzione... senti,
senti le fucilate che rimbombano; oh! chi ci salverà?...". E sotto
i colpi forsennati dei fucili cadevano gli usci delle povere celle, e si
sparava all'impazzata dalle finestre. Dopo mezz'ora di agonia straziante...
ci trovammo infilati su due schiere lungo il corridoio che mette alla porta
d'uscita e preceduti, fiancheggiati, seguiti dai soldati... e dagli ufficiali
impugnanti la rivoltella, siamo entrati nel Palazzo della Prefettura...
Dunque, dicevamo, Fra Daniele era fra i trentacinque
arrestati... Era la nota allegra, esilarante che faceva dimenticare tutto
il martirio di un'ora passata tra la vita e la morte, nella freschezza
dei 22 anni.
Quando, 24 ore dopo l'arresto, per somma grazia
siamo stati destinati alla casa dei Barnabiti in via Commenda, chi avesse
visto Fra Daniele prostrato davanti all'altare per dire a Gesù il
suo grazie e quello di tutti i confratelli usciti salvi, avrebbe visto
una bella figura di giovane trasformato in angelo orante davanti a Dio...
Superata la bufera, l'8 agosto, ricevuto il Crocifisso,
Fra Daniele con i suoi compagni (Fra Mattia da Ponteranica, Fra Abele da
Brignano e Fra Cirillo da Bergamo) si imbarca dal porto di Genova per il
Brasile.